DebGrape
3 min readMar 16, 2022

Beato Angelico e il racconto dell’Annunciazione

Tra le molte Annunciazioni dipinte da Beato Angelico, questa è quella che preferisco. La più finemente biblica.
In questo dipinto è racchiuso tutto il messaggio del Vangelo: il superamento del vecchio patto, la descrizione di un nuovo patto, la nascita, il sacrifico, il perdono e una nuova via.

L’Annunciazione Beato Angelico ca. 1432/34 Cortona, Museo Diocesano (Foto da catalogo)

Vi troviamo non solo l’oro della luce, ma anche l’oro delle parole. E le lettere compongono fili dorati che, librandosi nell’aria, legano due mondi tra loro: un angelo e un essere umano.
Così, il cielo dipinto precipita sulla terra con una lieta novella. Questa lieta novella non è solo un’immagine, ma è un suono di parole visive.

E le mani di Gabriele le guidano verso la Vergine, che le prende e le stringe a sé.
Le tiene vicino al cuore, dove dovrebbero essere riposte tutte le cose di un certo valore, dunque i segreti presenti e le rivelazioni future.
Sempre le mani dell’angelo indicano una colomba avvolta nella luce dello Spirito e scelgono la Vergine come depositaria di un compito proveniente da un cielo di stelle lucenti.
Mani spiegano e raccontano: “Lo Spirito verrà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà dell’ombra sua, perciò anche Colui che nascerà sarà chiamato Santo, Figlio di Dio” (Luca, capitolo 1:35).
Trovo meraviglioso questo combaciare perfetto di scrittura e immagini.
Non dovete per forza credere al messaggio, solo cogliere la perfetta meraviglia delle parole incastonate nella scena. Così, guardare è anche leggere, guardare è come essere nel santo momento in cui avviene qualcosa che cambierà il mondo. E la Vergine “prende” l’incarico fatto di parole, senza chiedere se sia possibile tale miracolo, ma piuttosto come avverrà.
Quanta cieca fiducia in un messaggio così misterioso e grande! E poi quelle parole al rovescio conoscono già la direzione giusta, perché una volta chiaro il compito, una volta che sappiamo cosa fare, tutto scorre. D’accordo, non sempre senza intoppi, ma scorre.
Maria disse: “Ecco, io sono la serva del Signore; mi sia fatto secondo la tua parola” (Luca, capitolo 1:38).
Ecce ancilla Domini fiat mihi secundum verbum tuum. Eccola, una vera e illuminata accettazione.
In fondo, la luce divina è un riflesso di quello che abbiamo dentro.
Un flusso di raggi irradia gli angoli più bui di un portico ombroso. Guardate le vesti di entrambi, l’oro le percorre. Non è un oro di natura corruttibile, ma qualcosa che non perisce. È un colore virtuoso, un colore che si muove sui tessuti, sulle pareti, nelle parole e ricompone un’antica frattura. Infatti, in questa accettazione, ci sarà finalmente un “avvicinamento” perpetuo: il perdono futuro dei peccati sta per cancellare gli antichi misfatti. Quali misfatti? Li trovate dietro le maestose ali del nostro angelo. Qui vi è ancora l’oscurità, ci sono due esseri umani, Adamo ed Eva, mandati via dal Giardino dell’Eden e separati da Dio per un originario peccato. Ma nessuna punizione è perpetua, c’è sempre una strada per “ricongiungere”.
E la strada del ritorno a Dio è lastricata di piante simboliche.

La natura è la risposta, e nella natura vi è il racconto figurativo di ciò che sarà. È incredibile la meticolosa passione nel dipingere ogni singolo petalo.
Rose bianche come la purezza. Cosa c’è di più puro e delicato della nascita di un bambino? Rose rosse come un sacrificio. Un Uomo dovrà morire per i peccati di molti e l’espiazione avverrà attraverso il suo sangue versato.
E poi le palme, la regalità. La gloria arriverà dopo la morte, quando il Cristo risusciterà e vincerà la corruzione del corpo. In apparenza sembrava tutto finito, separato, corrotto, invece ecco fiorire un nuovo futuro. Il legame tra Dio e l’uomo è ripristinato.
Dunque, ci voleva una pianta che dimora nella luce del sole per il messaggio finale.
Tutto nella luce. Sempre nella luce avvengono cose meravigliose e inaspettate.

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